I Santi

Sant’Antonio da Padova

Anche Faeto omaggia il Santo portoghese che a Padova svolse la maggior parte della sua missione.
Tradizionalmente la festa di Sant’Antonio cade il 13 giugno ma a Faeto si festeggia la seconda Domenica di Luglio.
I botti, lo scampanìo delle campane, la musica itinerante della banda evidenziano la devozione che il popolo faetano ancora nutre nei confronti di Sant’Antonio, devozione che si manifesta in massimo modo durante la processione serale. Il Santo portato a spalla dai devoti è accompagnato dal popolo orante e da numerosi bambini vestiti con il saio dei frati, con in mano un giglio.
S’invoca la protezione di Sant’Antonio per i bambini e per la buona riuscita del matrimonio.
Fino agli anni 50 circa per racimolare i soldi per festa il priore comprava un maialino, gli allacciava un nastro al collo e gli segnava una croce sul dorso: in tal modo tutti sapevano che l’animale era il “Maialino di Sant’Antonio”.
L’animale viveva per le strade del paese di ciò che ogni abitante generosamente gli dava da mangiare. Di notte dormiva, generalmente, nei forni. Per Sant’Antonio, il Maialino messo all’ingrasso veniva venduto e con il ricavato si sovvenzionava la festa.
Poiché la festa cadeva subito dopo la mietitura era consuetudine che i contadini scegliessero le spighe di grano più grandi e le offrissero al Santo in devozione. Le suore utilizzavano la farina ottenuta per farvi le ostie necessarie per tutto l’anno.

Madonna del Rosario (Madonna delle spighe)

Nella cappella destra della Chiesa troneggia la statua della Madonna del Rosario donata dalla famiglia Finelli in sostituzione della vecchia statua andata bruciata.
Nei primi decenni del ‘900 si verificò a Faeto una forte carestia di grano per cui divenne difficile provvedere alle ostie da consacrare.
Il sacerdote Don Raffaele Zannotti istituì la processione della Madonna delle Spighe per ovviare a tal problema.
Ogni famiglia si doveva preoccupare di fornire un fascio di spighe da offrire alla Madonna del Rosario in cambio di benedizione.
Nacque così la festa della Madonna delle Spighe.
Oggi questa festa cade il 15 agosto ed è una delle espressioni religiose più sentite dalla cittadinanza faetana.
Questa festa nella sua espressività prettamente religiosa che unisce fede, devozione, gratitudine alla Madonna del Rosario (Madonna delle Spighe) racchiude anche tutto il nostro mondo contadino.
Ancora oggi la Madonna viene adornata di spighe di grano abilmente lavorate in modo da creare ogni anno una scenografia nuova. Viene posta in capo alla statua una corona di valore appartenente alla famiglia Finelli.
Inoltre si approntano dei mazzetti di spighe distribuiti subito dopo la processione.

San Prospero e SS. Salvatore

San Prospero è il patrono di Faeto. Nulla si sa della vita di questo Santo. Sulla custodia delle sue reliquie era incisa una semplice scritta: Prospero Martire. Fu il papa Pio IX a donare le ossa del Martire al vescovo di Troia Tommaso Passero.
Terminati i lavori per la Chiesa Madre di Faeto nacque l’esigenza di istituire un patrono.
Sua Ecc.Tommaso Passero decise di donare alla parrocchia di Faeto divenuta ormai autonoma le ossa di San Prospero.
Esse giunsero a Faeto nell’anno 1866.
Le reliquie furono trasportate da Roma con l’intento di raggiungere prima Troia, sede vescovile, e poi Faeto. Si racconta però che i cavalli che trainavano il carro con le ossa del Martire giunti all’incrocio, si rifiutavano di imboccare la strada per Troia e caparbiamente si dirigevano verso la strada per Faeto.
La statua originale di San Prospero è stata sostituita da quella attuale con grande sofferenza e disappunto del popolo faetano. La statua rappresenta un guerriero nell’atto del riposo.
SS. Salvatore è il nome stesso della Chiesa di Faeto.
La statua rappresenta Gesù nell’atto della Trasfigurazione.
La festa di San Prospero cade la seconda domenica di agosto e quella del SS. Salvatore il giorno dopo.
Anticamente tutte le statue della Chiesa di Faeto venivano portate in processione, oggi solo le statue di San Prospero e del SS. Salvatore in ognuna delle due feste.

San Domenico

L’istituzione della festa di San Domenico a Faeto molto probabilmente è legata al fenomeno della transumanza, quando i pastori abruzzesi portavano a svernare le greggi in Puglia.
Furono questi spostamenti, occasione di interscambi culturali, a portare il culto del Santo venerato in Abruzzo.
Il Santo protegge dai morsi dei serpenti e dai cani affetti da rabbia; inoltre protegge dal mal di denti: la statua di Faeto ritrae il Santo con un molare tra le dita.
Fino a pochi anni fa la festa coincideva con quella attuale del Santo Legno, oggi sono due feste diverse.
In occasione della processione serale vengono benedetti gli animali domestici e distribuite alla popolazione le tradizionali “panelle” di San Domenico.

La festa dei defunti

Per l’occasione della festa dei defunti si preparano “ló cecciuóttele”: grano e granturco lessi e conditi a piacere con zucchero, miele, vincotto, noci. Generalmente questa pietanza viene scambiata tra amici, parenti o vicini di casa. Tradizionalmente questo piatto veniva posto ai piedi della tomba dei propri cari come segno di legame affettivo, ringraziamento e ricordo di appartenenza.
Oggi caratteristica è la processione delle “còcce de mòre”, zucche intagliate in modo da imitare un volto umano e contenente dei lumini o delle candele. La luce delle candele sta a simboleggiare la sconfitta delle tenebre della morte verso la luce della vita e della resurrezione. Le zucche vengono portate al cimitero e lì appese a una croce di ferro.
L’origine di questa tradizione è sconosciuta. Resta evidente il legame con il rito pagano dei popoli celti, oggi conosciuto come Halloween.

San Leonardo
La festa di San Leonardo cade la seconda domenica di settembre.
San Leonardo, eremita, è il protettore dei carcerati ingiustamente condannati e dei moribondi.
Protegge dal mal di testa, dai parti difficili, dalla grandine.
La statua di San Leonardo lo ritrae con delle catene che pendono dal suo braccio a simboleggiare la liberazione dei carcerati e dei soldati prigionieri ottenuta per intercessione del santo.
San Leonardo è patrono del villaggio turistico di Faeto: Villaggio San Leonardo.

San Pio

Recentemente è stata istituita la festa di San Pio che cade la terza domenica di settembre a commemorazione della Sua data di morte: 23 settembre 1968.
La devozione per il Santo è molto forte, anche a Faeto è nato il gruppo di preghiera legato a San Pio.
La statua presente in chiesa è dono di un fedele da lui miracolato (Marella Mario) mentre la cappelle contenente la statua è stata voluta da un altro fedele (Moreno Ciro).

I giudei

I giudei sono figure del rito pasquale tradizionale di Faeto. Essi rappresentano i soldati romani.
Particolare curiosità suscita il loro costume, unico e caratteristico solo del nostro paese. Esso consiste in un elmo e una corazza di latta variamente dipinti con motivi fantastici che difficilmente fanno riferimento alla funzione militare. Alcune corazze sono fornite di un disegno in bassorilievo che richiamano motivi prettamente religiosi: il volto della Madonna, di Cristo. Sotto la corazza i giudei indossano una sottana bianca ricamata e al collo un colletto lavorato all’uncinetto; sulle spalle uno scialle di raso. Sono muniti di spada e pugnale e impugnano una lancia che viene chiamata bandiera perché adornata di nastri e fazzoletti colorati. In punta primeggia una coccarda di carta pesta. Esistono giudei a piedi e giudei a cavallo. Questi ultimi vengono agghindati con una coperta sotto la sella e tante coccarde di carta pesta. Generalmente il cavallo viene guidato dal padrone (petóne) che gentilmente lo mette a disposizione. Tutto il gruppo è coordinato da un capo giudeo che impartisce ordini al suon di una tromba. Tutti i giudei presiedono alla celebrazione eucaristica.

Sant’Antónje

Avóje a Faíte a-gn-atte la devuzziúnne pe Sant’Antónje.

‘Nghjé lu munne la féte de Sant’Antónje i céje  lu 13 de giúgne, a Faíte la secónda demménce de lúglje.

Le bòtte lu mattínne prèste, le campàne che i scampenejúnte, la bande che i gire pu paíje i fante cappíje che la féte de Sant’Antónje gli-étte arrevà. A la precessiúnne lu sante i vinte purtà a spalle da muénne vestí da munacòtte é accumpagnà du pòpele ch’i ciante é i pràje. ’Na muórre des enfànne se vestúnte da Sant’Antónje dò lu saje, lu curdúnne a la vite é lu gìglje a le manne.

A ténne antíche selló che i fescevànte un vóte a Sant’Antónje é i vestevànte accussí l’enfànne tutte lò giuóre pe tràjes anne affíje.

Se pràje Sant’Antónje pe lòs enfànne é pe un bunne matremmónje.

Anzíje u 50 pe fa la féte lu priàue i-accettàve un béje cainílle, lu mettíve ‘na nòcche ‘ngànne é lu ‘nzegnàve dò la cruàje: a-éve lu cainílle de Sant’Antónje.

Lu cainílle i geriàve pu paíje é ciacúnne lu denàve a mengíje. De néje i durmíve denghjé lò fuóre. Pe la fète lu cajúnne màje allengréje se venníve é dò lò sòlde se fescíve la féte.

Sant’Antónje i veníve tuttuàje dappóje che éve sta muscenà é addúnche lò campagnuóle i purtevànte u Sante le gèrbe mé róse é dò se  gèrbe le móneche  i fescevànte le òstje pe tutte l’anne.

Madònne de le Spighe

A la cappèlla Finèlle de la ghíse a-gn-atte ‘na stàtue de la Madònne de lu Rusàrje che i fitte rialà a la ghíse da lò Finèlle pettócche la stàtue de premmíje gli-éve ‘mbezzà.

Decchírre lò premmíje de lu 900 a Faíte ó venítte  ‘na scajénze de bjà se putevànte chjú fa le òstje.

Addúnche lu prèute Dòn Raffaèle Zannòtte i penzàtte de métte la precessiúnne de la Madònne de le Spighe: ciàche famíglje i-are purtà ‘na gèrbe a la Madònne pe avàjere la benedessiúnne.

Ó abbijàtte accussí la féte de la Madònne de le Spighe.

Aví la féte de la Madònne de le Spighe se fate lu 15 de aúste é a-étte vunne de le mé bèlle de Faíte.

Sta fète i métte ‘nzènne féde, devezziúnne, rengrasiamménne a la Madònne é  su che a-éve la vite du campagnuóle de ‘na vàje.

Ancóre aví la Madònne i vinte abbellí de spighe fatijà ciàche anne de ‘na maniéra nóue. Lu giuóre de la féte a la Madònne se métte avóje la  curóne che gli-étte de lò Finèlle.

Se fante de lò mazzettiélle de spighe che i venúnte spenzijà é crestiànne dappóje la precessiúnne.

San Pròspe é S. Salvattàue

San Pròspe a-étte lu patróne de Faíte. Lòs óue de lu Sante i venerúnte a Faíte pe mèzze lu véscuve de Tróje Tommaso Passero che s’ave aví de lu Pape Pio IX. Andó ó ferúnte truuà a Róme stós óue a-gn-ave sule scrí lu nunne Pròspe é che éve un màrtere.

Decchírre a Faíte la ghise i fitte cunghjí a-gn-ave abbusènne de denà a sta parròcchje, che i stàve chjú ‘nzènne a sélle de Castellícce, un patróne.

Lòs óue de San Pròspe i-arreverúnte a Faíte u 1866.

Se accúnte che decchírre San Pròspe i partítte de Róme pe allà a Tróje arrevà a lu bívje lò ciuà se ‘mpunterúnte é i pregnerúnte la vi pe Faíte.

La stàtua viéglje i fitte venní cóntre le ulentà dé faitàre, sélla nóue che se tróue a la ghise étte un suldàte che s’areppóse.

S. Salvattàue i dénne lu nunne a la ghise de Faíte.

La stàtue étte “Gesú Trasfigurato”.

La féte de San Pròspe se fate la secónda demménce d’aúste é sélle de San Salvattàue lu giuóre appréje.

‘Na vàje tutte le stàtue de la ghise se caccevànte a ste  precessiúnne, aví ó sagliúnte sule selléje de San Pròspe é San Salvattàue.

San Dumíneche

La féte de San Dumíneche gli-étte arrevà a Faíte dò lò pecuràre abruzzàje che de vernàte i purtevànte le pécure a la Pùglje.

Se pràje si Sante pe se deffénne da lò múzzeche de sarpénne é de lò cinne arraggià é avóje pe lu mà de dénne: la stàtue de Faíte i fa vedàjere San Dumíneche dò ‘na dénne denghjé la manne.

Affí a pú d’anne fa, la fète de Sante Línne é sélle de San Dumíneche ó sevànte la stéssa ciuóse.

Aví San Dumíneche a étte ‘n’ata féte.

A la precessiúnne ó venúnte benàje lòs anemà de la case: cinne, atte, é se spenzijúnte le “Panèlle de San Dumíneche”.

La féte dé mòre

Pe la féte dé mòre, a Faíte se fante lò cecciuóttele: bjà é biaíndele scautà é accuunzà dò zúcchere, mije, vincuàje ó nuàje.

Ciàche crestiànne i pòrde lò cecciuóttele sinne u vecenà, é parénne é a lós ammíche é stóue i denúnte lò làue.

‘Na vaje se purtevànte u campesànte devànne é mòre pe rengrasíje é pe reccuórde.

Sti giuóre se fante le “Còcce de Mòre”. Se ciavúnte le checúzze, se tagliúnte a fuórme de facce. Denghjé se métte un lumíne ó ‘na ciannàjele. Se purtúnte u campesànte é s’appennúnte a ‘na cruàje de fére.

La lisse de le ciannàjere gli-éste a dirre che la vite i vénghe ‘nghiòcche la mòre.

Sante Lunàrde

La féte de Sante Lunàrde se fate la secónda demménce de settèmbre.

Lò carcerà, le fénne che pe accettà i-ante abbusènne d’ajúte é sellóue che i stúnte murànne i prejúnte a Sante Lunàrde ‘remmíte.

Se pràje Sante Lunàrde avóje  pe lu mà de còcce é pe se deffénne da le rélle.

La statue de Sante Lunàrde i fate vedàjere lu Sante dò le cattàjene che i descenúnte du bra pe dirre che lu Sante i fa la rase de rénne lìbbere carcerà é pregiuní.

Sante Lunàrde étte lu Patróne du Villaggio Turistico San Leonardo de Faíte.

Padre Pije

La féte de Padre Pìje se fate la tèrza demménce de settèmbre a reccuórde du giuóre de la mòra sjà: 23 settèmbre 1968.

La devezziúnne du Sante gli-é ‘na muórre férme. Avóje a Faíte étte nescí lu “Gruppo di preghiera di Padre Pio”.

La stàtue de la ghise gli-étte sta denà da un muénne che i atte aví un meràchje (Marella Mario).

La Cappèlle dò la stàtue gli-é sta ulí da Moreno Ciro.