Gli animali

LEPRE Leprus italicus

La lepre è un mammifero che appartiene alla famiglia dei Leporidi, ordine dei Lagomorfi.

È un animale dalla forma piuttosto slanciata, con arti posteriori più lunghi di quelli anteriori, particolarità che, gli conferisce la velocità e l’abilità di un grande corridore e saltatore.

Il muso è caratterizzato da lunghi peli bianchi e due grandi occhi gialli posti ai lati del capo che gli consentono di avere un campo visivo molto ampio, anche se la sua vista è modesta.

Il colore del suo manto nella parte superiore può tendere al ruggine, grigio o giallognolo, il ventre è sempre biancastro e il retro della punta delle orecchie è nero.

D’inverno la colorazione del pelo tende ad assumere tonalità più vicine al grigio.

È erbivora e d’estate si nutre di piante erbacee, frutti e funghi mentre in inverno di erbe secche e cortecce di alberi ed arbusti.

Pur adattandosi ad una vasta gamma di habitat, predilige le aree prative circondate da zone cespugliose dove nascondersi.

È un animale dalle abitudini crepuscolari e notturne; può però essere osservata anche di giorno di rado e nei luoghi poco disturbati o in giorni particolarmente nuvolosi.

Pastura durante tutta la notte aspettando il sorgere del sole per andare a dormire in genere nel bosco.

Ha una piccola particolarità, quella di dormire con gli occhi aperti.

In lingua francoprovenzale si chiama la liévre.

CINGHIALE Sus scropha

Il cinghiale è un mammifero che appartiene alla famiglia dei Suidi, ordine Ungulati, così chiamati per lo zoccolo a U.

Il cinghiale ha costituzione massiccia, con corpo squadrato e zampe piuttosto corte e sottili: ciascun piede è dotato di quattro zoccoli, dei quali i due anteriori, più grossi e robusti, poggiano direttamente sul terreno, mentre i due laterali sono più corti e poggiano sul terreno solo quando l’animale cammina su terreni soffici o fangosi, favorendo una migliore distribuzione del peso ed impedendogli di sprofondare.

La testa è grande e massiccia, dotata di un lungo muso conico.

Gli occhi sono obliqui, piuttosto piccoli e posti lateralmente sul cranio, per assicurare al cinghiale una visione quanto più ampia possibile di ciò che gli accade attorno e non essere perciò preso alla sprovvista: la vista è tuttavia piuttosto debole, a vantaggio di altri sensi, come l’olfatto e l’udito.

Le orecchie sono diritte e di media grandezza.

Sono però i canini, spesso chiamati erroneamente zanne, la caratteristica principale del cinghiale, quella che per prima risalta nell’immaginario collettivo: si tratta di denti a crescita continua, presenti in ambedue i sessi, ma che tuttavia solo nel maschio hanno dimensioni tali da protrudere al di fuori della bocca, inarcandosi verso l’alto.

Il suo mantello varia dal grigio al nero o marrone scuro ed è composto da un primo strato di lana e da un secondo di setole. 

Questo vale per gli esemplari adulti mentre nei piccoli il mantello è a strisce.

È un onnivoro come il maiale comune in quanto si nutre di tutto ciò che trova: pur nutrendosi principalmente di vegetali, come ghiande, frutti, bacche, tuberi, radici e funghi, non disdegna di integrare di tanto in tanto la propria dieta con materiale di origine animale, come insetti ed altri invertebrati, uova e talvolta anche carne e pesce, provenienti questi principalmente da carcasse dissotterrate o trovate nei pressi dell’acqua.

Ama i boschi ricchi di querce e cespugli fitti che durante il giorno utilizza per dormire lontano da sguardi indiscreti, ma ama molto anche zone dove è presente acqua che nelle ore calde usa per crogiolarsi.

Ha abitudini crepuscolari e notturne: durante il giorno, i cinghiali riposano distesi in buche nel terreno che essi stessi scavano col muso e gli zoccoli fra i cespugli, per poi ingrandirle con l’usura.

È un animale sociale, che vive in gruppi composti solitamente da una ventina di esemplari; ha un temperamento aggressivo e si contraddistingue per il suo olfatto molto sviluppato tanto da riuscire a percepire l’odore di cibo o di suoi simili a 7 km di distanza.

In lingua francoprovenzale è chiamato lu cegnàle.

TASSO Meles meles

Il tasso è un mammifero che appartiene alla famiglia dei Mustelidi, ordine Carnivori.

Il suo corpo va dai 60 ai 70 cm con una coda di circa 15-20cm e un peso dai 15 ai 20 kg.

Ha forme tozze, mantello grigio con strisce nere longitudinali sulla testa, molto marcate, che lo rendono inconfondibile e un muso allungato con una banda di colore bianco che si prolunga anche verso il ventre.

Si nutre durante la notte ed è un animale onnivoro: in particolare mangia morbide radici che scalza con le sue zampe, tuberi, vermi, lumache e piccoli serpenti compresa la vipera, al cui veleno risulta immune; tuttavia non esita a introdursi in pollai e conigliere.

Ama zone boschive con fitto sottobosco, pianure, montagne, campi e zone coltivate, alternate con aree aperte purché dotate di un minimo di vegetazione che gli consenta di trovare ripari adeguati.

La sua attività principale consiste nella costruzione delle tane e nel periodo invernale non cade in letargo ma l’attività è notevolmente ridotta.

In lingua francoprovenzale è noto come la mèlogne.

LUPO Canis lupus

Il lupo è un mammifero che appartiene alla famiglia dei Canidi, ordine Carnivori.

Le sue dimensioni sono medio-grandi, forme slanciate, orecchie piuttosto corte e  coda relativamente breve.

Ha mandibole particolarmente robuste e resistenti, occhi dal taglio leggermente obliquo e zampe con dei piccoli artigli affilati.

Il colore del suo mantello varia a seconda dell’età e delle stagioni, generalmente è grigio-giallastro o marrone-rossiccio con l’estremità della coda nera.

È specializzato nella predazione di grossi erbivori selvatici, ma può includere nella propria dieta all’occorrenza anche mammiferi di piccole dimensioni, frutti, carcasse, animali domestici e rifiuti di origine umana.

L’habitat preferito è caratterizzato da aree di pianura, foreste montane e radure.

In lingua francoprovenzale è noto come lu làue.

VOLPE Vulpes vulpes

La volpe è un mammifero che appartiene alla famiglia dei Canidi, ordine Carnivori.

Ha il muso appuntito, cranio leggero e piuttosto appiattito, orecchie larghe e coda molto pelosa.

Il mantello è perlopiù grigio o arancio-rossiccio, ma anche bianco, grigio, giallo cuoio e nero, a seconda della specie.

Ha una grande adattabilità rispetto al cibo, e usa tecniche di caccia che possono variare dall’appostamento furtivo fino all’attacco improvviso.

Si nutre di piccoli ungulati, conigli, lepri, roditori e uccelli, ma anche di invertebrati come scarafaggi, cavallette e lombrichi e, durante la stagione, anche di more, mele e frutti della rosa canina.

Grazie alla sua estrema adattabilità questa specie è riuscita a colonizzare praticamente ogni ambiente ma predilige i boschi e le zone ricche di nascondigli.

È agile, furba, astuta e scaltra.

In lingua francoprovenzale è chiamata la uórpe.

DONNOLA Mustela nivalis vulgaris

La donnola è un mammifero appartenente alla famiglia dei Mustelidi, ordine Carnivori.

È lunga circa 30 centimetri, di cui 4 centimetri di coda.

Ha il corpo snello ricoperto da un pelame soffice di colore fulvo sul dorso e grigio bianco sul ventre.

Ha zampe corte, unghie aguzze e orecchie larghe.

Vive nelle cavità del terreno o dei tronchi degli alberi, fino ad altitudini di circa 2800 metri e si trova sia nei campi che nei boschi anche se frequentati dall’uomo.

Costruisce la sua tana in zone pietrose o anche in gallerie scavate nel terreno.

Essendo un carnivoro, va a caccia, spesso di notte, alla ricerca di conigli, lepri, topi e uccelli di piccola taglia.

Quando vive in vicinanza dei fiumi, non disdegna piccoli insetti, rane e anche qualche biscia, se di modesta taglia.

In lingua francoprovenzale è nota come LA BELLÉTTELE.

FAINA Mustela faina

La faina è un mammifero appartenente alla famiglia dei Mustelidi, ordine Carnivori.

Misura 45-50 cm, a cui vanno aggiunti 25 cm di coda, ma la sua taglia diminuisce nel corso della sua evoluzione.

Il pelo è corto e folto, sul dorso esso si presenta di colore marroncino, con tendenza a schiarirsi su muso, fronte e guance.

Le orecchie sono tondeggianti ed orlate di bianco, mentre le zampe presentano delle “calze” di colore marrone scuro.

Sulla gola e sul collo è presente una caratteristica macchia bianca o, più raramente, giallognola che si spinge fino al ventre e prosegue fino a metà della parte interna delle zampe anteriori.

Si tratta di una specie tendenzialmente onnivora, che si nutre di miele (risulta immune alle punture di ape e vespa), bacche, uova (delle quali incide il guscio coi canini per poi succhiarne fuori il contenuto), e piccoli animali: la carne, tuttavia è la componente preponderante della sua dieta.

Frequenta una grande varietà di ambienti, dalla pianura fino a 2000 m d’altezza: predilige le aree forestali o boschive mentre evita con cura i grandi spiazzi aperti.

È un animale dalle abitudini squisitamente notturne: utilizza come rifugi diurni  fienili, stalle, pietraie, cataste di legna, cavità naturali delle rocce, dalle quali esce al tramonto o a notte fatta.

In lingua francoprovenzale è nota come la fuíne.

GHIRO myoscus glis

Il ghiro è un mammifero che appartiene alla famiglia dei Gliridi, ordine Roditori.

È lungo circa 30 centimetri di cui 13 di coda.

Ha una pelliccia di colore grigio castano sul dorso, mentre il ventre è bianco; il muso è caratterizzato da due grandi occhi e da folti e lunghi peli a lato del muso mentre le orecchie sono tondeggianti e piccole.

Si nutre essenzialmente di castagne, ghiande, nocciole, bacche, frutti di bosco e in autunno anche di funghi ma può mangiare anche alcuni insetti.

Predilige gli ambienti boschivi, a quote tra i 600 ed i 1500 m.

Solitamente frequenta parchi, giardini e boschi, in particolare quelli ricchi di sottobosco e caratterizzati dalla presenza di vecchi alberi dove può reperire facilmente numerose cavità, all’occorrenza adibite a rifugio o nido.

Il ghiro è generalmente notturno: di solito esce dal proprio nascondiglio poco dopo il tramonto per poi ritornarvi prima dell’alba.

Durante il giorno sta nascosto in cavità di alberi, in anfratti oppure in nidi, dalla forma rotondeggiante, che egli stesso costruisce con foglie e muschio.

In autunno l’animale aumenta notevolmente di peso, accumulando così una notevole quantità di grasso che gli sarà essenziale per sopravvivere durante il lungo letargo invernale (resta in letargo per 6 mesi).

In lingua francoprovenzale è chiamato lu glire.

TALPA Talpa europea

La talpa è un mammifero appartenente alla famiglia dei Talpidi, ordine Soricomorfo.

È lunga 14-16 cm esclusa la coda che misura dai 2,5 ai 3,5 cm.

La pelliccia è fine e vellutata di colore uniforme, prevalentemente nera, talvolta con riflessi marroncini o grigi o azzurrognoli; le orecchie appaiono invisibili e la punta del naso è color carne.

Sono molto sviluppate le zampe anteriori, larghe, massicce e munite di unghie corte e molto robuste.

Si trova nei campi, prati, orti dove il terreno è morbido e ricco di insetti di cui si nutre insieme a lombrichi, larve e lumache.

È un animale solitario che trascorre la maggior parte del tempo in gallerie sotterranee.

Ha una vista limitata compensata da olfatto e udito molto sviluppati.

La talpa dorme soltanto 2-3 ore per volta e nel corso delle 24 ore dorme più volte e non cade in letargo.

In lingua francoprovenzale è chiamata la tòppanàre.

RICCIO Erinaceus europaeus italicus

Il riccio è un mammifero che appartiene alla famiglia degli Erinaceidi, ordine Insettivori.

Il capo, non ben distinto dal corpo, è largo alla base, con muso appuntito, occhi piccoli e brillanti, baffi neri, orecchie tondeggianti seminascoste dal pelo bruno chiaro che riveste, oltre alla testa, anche il ventre e le zampe.

È dotato di aculei di colore grigio-marroncino alla base, giallastro a metà, bianco o nero all’apice che sono peli modificati e resi rigidi dalla presenza di cheratina.

In un adulto la loro lunghezza è circa 2-3 cm e il numero medio intorno a 5000.

La tipica strategia di difesa dei ricci consiste nell’appallottolarsi spingendo gli aculei verso l’esterno.

È un animale onnivoro e si nutre di insetti, lumache, rane, uova di uccelli e vari vegetali ma ama anche la frutta, i vermi e tutti gli animaletti che popolano il sottobosco; inoltre può arrivare a mangiare uccelli di piccola taglia, topi e serpenti.

Predilige boschi (né di alto fusto né troppo fitti) e zone coltivate, sia in pianura che in montagna (fino e oltre 1000 metri).

È l’unico insettivoro ad andare in letargo che inizia in autunno per terminare in primavera (orientativamente fra ottobre e maggio): in questa fase il riccio trova riparo tra le foglie secche o in una tana ben riparata dalle intemperie dell’inverno e sopravvive grazie alle riserve di grasso per riscaldarsi e cibo per nutrirsi, accumulati nella bella stagione.

In lingua francoprovenzale è chiamato lu rizze.

ISTRICE Hystrix cristata

L’istrice è un mammifero appartenente alla famiglia degli Istricidi, ordine Roditori.

Ha una lunghezza media di 60-80 cm e possiede una coda lunga 8-17 cm.

Il pelo è setoloso e nerastro sul corpo, mentre la testa è di colore marroncino e sulla gola è presente una banda bianca a forma di mezzaluna.

La testa è grande e dal muso arrotondato, con piccoli occhi neri ed altrettanto piccole orecchie e lunghi peli.

Ciò che maggiormente caratterizza l’animale è la presenza sul dorso di una quantità di aculei, che altro non sono che peli modificati: essi sono lunghi una ventina di centimetri ciascuno sul dorso e fino a 35 cm sui fianchi, striati alternativamente di bianco e di nero e sono erettili.

Su testa e nuca, invece, l’animale non possiede aculei ma solo peli setolosi bianchi.

Si tratta di un animale essenzialmente erbivoro: si nutre prevalentemente di tuberi e bulbi, che ottiene scavando nel terreno con le robuste zampe, ma non disdegna di rosicchiare anche cortecce morbide, frutti caduti al suolo e insetti.

Si può avvistare sia in pianura che in montagna, soggiorna in preferenza nelle macchie di basso fusto e nei boschi più inaccessibili e non di rado vicino alle aree coltivate.

Ha  abitudini principalmente notturne, tanto che durante le notti di luna piena evita con cura gli spiazzi aperti, dove potrebbe essere avvistato con facilità: durante il giorno riposa in spaccature delle rocce o in tane che scava nel terreno grazie ai robusti unghioni delle zampe anteriori.

In lingua francoprovenzale è chiamato l’ìstrece.

TOPO Microtus arvalis

Il topo è un mammifero appartenente alla famiglia dei Muridi, ordine Roditori.

È lungo, testa e corpo, quasi 9 cm, cui si somma la coda, che è pressappoco della stessa lunghezza.

Il pelo è marrone-brunastro chiaro con parti ventrali e zampe bianche.

Gli occhi sono grandi e neri, le orecchie arrotondate e le zampe posteriori nettamente più lunghe di quelle anteriori.

Si nutre principalmente di semi, cereali, ghiande, noci, frutta, gemme, funghi, insetti e anche di lumache.

Preferisce vivere tra le siepi, piuttosto che in aree boschive.

Si adatta comunque a qualsiasi ambiente: frequente è la sua presenza in zone rurali o nelle pinete, anche nelle immediate vicinanze delle abitazioni od addirittura all’interno di esse.

Si tratta di un animale perlopiù notturno, anche se non è raro vederlo anche in pieno giorno.

In lingua francoprovenzale è chiamato lu ra.

ROSPO Bufo bufo

Il rospo è un anfibio appartiene alla famiglia dei Bufonidi, ordine Anuri.

Ha pelle verrucosa, grandi ghiandole situate posteriormente agli occhi, e pupille orizzontali.

La colorazione è tendenzialmente giallo-grigiastra oppure bruno-verdastra, priva di un vero e proprio disegno, ma può variare con le stagioni, con il sesso e con l’età.

Le zampe posteriori sono corte e tozze, mentre il muso appare appiattito.

Si alimenta prevalentemente a terra nutrendosi di insetti, coleotteri, topolini, serpentelli e lucertole.

Abita zone umide, boschi e foreste a quota anche elevata, in cui siano presenti piccoli specchi d’acqua o rivi a flusso lento.

In lingua francoprovenzale è chiamato lu ruóspe.

RANA Rana esculenta

La rana è un anfibio appartenente alla famiglia dei Ranidi, ordine Anuri.

È di colore verdognolo o bruno con macchie e strie sparse su tutto il corpo che sono biancastre sul ventre.

Presenta pelle liscia, zampe posteriori lunghe e palmate, mascella superiore provvista di denti, lingua lunga utilizzata per la cattura di insetti, pupilla orizzontale e misura dai 7 ai 10 cm.

Il suo habitat è l’acqua stagnante o corrente, dove vi depone anche le uova, e ne esce solo di notte alla ricerca di cibo.

Si nutre di insetti, chiocciole, girini ed anche di rane più piccole.

In lingua francoprovenzale è chiamata la rennúglje.

Tra i tanti animali che troviamo nelle nostre zone vanno sicuramente citati anche i numerosi insetti:

coccinella (palummèlle)

lucciola (cólabbàssce)

moscerino (muschílle)

mosca (móce)

moscone (muscúnne)

ape (savíglje)

vespa (vépe)

zanzara (zanzàre)

falena (parpagliúnne)

cicala (cecàle)

cavalletta (verrúchele)

grillo (rille)

formica (furmíche)

forfecchia (tagliacuólle)

scorpione (scurpiúnne)

sanguisuga (sanguètte)

pulce (pice)

pidocchio (piàue)

Tra i rettili invece abbiamo la lucertola (ranachiélle) e il ramarro (ranacuózze).

 Non possiamo dimenticare la lumaca (ciamarúche), la tarantola (taràntele), il cervone (cervúnne) e la zecca (récene).

UCCELLI

GHIANDAIA Garrulus glandarius

La ghiandaia appartiene alla famiglia dei Corvidi, ordine Passeriformi.

Il suo piumaggio è marrone-rosso, le penne delle ali sono azzurro cielo e striate di nero e il suo dorso è bianco e diventa particolarmente visibile in volo.

Ama i boschi ricchi di querce e cerri ed è così chiamata perché si nutre prevalentemente di ghiande di cui ne è ghiotta.

Si ciba anche di frutta, semi, insetti, larve e uova di uccelli.

In lingua francoprovenzale è nota come la piche de bóue.

BECCACCIA Scolopax rusticola

La beccaccia appartiene alla famiglia degli Scolopacidi, ordine Caradriiformi.

Il colore del suo piumaggio è molto simile al bosco, ed è per questo e per la sua bellezza che viene soprannominata la “regina del bosco”. 

Ha abitudini notturne e trascorre la notte cacciando vermi e lumache di cui si nutre prevalentemente.

Ama il sottobosco umido e intricato, tipico del nostro ambiente.

In lingua francoprovenzale si chiama  la beccàcce.

QUAGLIA Coturnix coturnix

La quaglia appartiene alla famiglia dei Fasianidi, ordine Galliformi.

Le sue dimensioni sono piccole con un corpo raccolto.

Il colore dominante è il fulvo-giallastro, fortemente striato di bianco.

Si nutre di semi, bacche, insetti e larve che trova razzolando nel terreno.

È un uccello migratorio e viene a far visita in primavera nelle nostre pianure e altipiani con pochi alberi e bassa vegetazione per nidificare.

In lingua francoprovenzale è nota come la quàglje.

FAGIANO Phasianus colchicus

Il fagiano appartiene alla famiglia dei Fasianidi, ordine Galliformi.

Le sue dimensioni sono grandi e ha un becco robusto, ali brevi e rotonde e coda lunga.

I maschi presentano un piumaggio molto appariscente con varie tonalità di colore, dal giallo ocra splendente al bruno-rame, spesso con orlature e spigature nere su ogni penna, che conferiscono disegni caratteristici; hanno il capo e il collo verde scuro iridescente.

Le femmine hanno invece un piumaggio poco appariscente quasi unicolore che dà sul beige.

Si nutre principalmente di semi, erba e frutti, ma anche di invertebrati e talvolta di piccoli mammiferi e uova di altri uccelli.

Ha una spiccata adattabilità ma predilige ambienti aperti o boscati, e campi coltivati.

In lingua francoprovenzale è noto come lu faggiàne.

COLOMBACCIO Columba palumbus

Il colombaccio appartiene alla famiglia dei Columbidi, ordine Columbiformi.

Ha dimensioni medie, forme pesanti e massicce, becco appuntito ricurvo, ali e coda piuttosto lunghe.

Il suo piumaggio è di colore grigio-bluastro con parti inferiori sfumate di rosso vinato e collo ornato di piume a riflessi verdi e purpurei con una larga banda bianca che lo contraddistingue dagli altri Columbiformi durante il volo.

È prevalentemente granivoro ma mangia anche vermi e insetti.

Predilige boschi di quercia e faggio, zone coltivate, pinete e macchie litoranee.

In lingua francoprovenzale è noto come lu turchiàle.

POIANA Buteo buteo

La poiana appartiene alla famiglia degli Accipitridi, ordine Accipitriformi.

È un predatore di medie dimensioni con forma tozza, di color bruno, rossiccio o marrone, con ali e coda ampie.

Mangia soprattutto piccoli mammiferi, rettili, e talvolta carogne di animali.

Preferisce i boschi, ma di solito caccia in territori aperti.

In lingua francoprovenzale è nota come l’arpúnne.

UPUPA Upupa epops

L’upupa appartiene alla famiglia degli Upupide, ordine Coraciformi.

Caratteristiche fondamentali sono il becco lungo e sottile, le narici rotonde ed aperte ed una tipica cresta erettile di penne sul capo.

L’upupa è uno degli uccelli con il piumaggio più appariscente; la sua colorazione tende ai toni del rosso e del giallo sul capo e sul petto, mentre sulle ali è presente un bellissimo contrasto di bianchi e neri.

La sua particolarità è il volo, uno sfarfallio lento che la rende riconoscibile anche a distanze notevoli.

La sua alimentazione comprende insetti di vario tipo che cattura nei prati per poi lanciarli in aria ed afferrarli al volo, ragni, lucertole ed altri minuscoli animali.

È un uccello amante degli spazi aperti e dei climi miti e preferisce stabilirsi nelle zone più lontane dai centri abitati.

In lingua francoprovenzale è chiamato lu alle de bóue.

BECCACCINO Capella gallinago

Il beccaccino appartiene alla famiglia degli Scolopacidi, ordine Coradriiformi.

Ha dimensioni medie, becco molto lungo e sottile, ali lunghe e coda a ventaglio.

Ha un piumaggio bruno-fulvo striato di nero e marrone, capo nerastro con una stria chiara e coda bianca ai lati.

Si alimenta con molluschi, larve di coleotteri, erbe e semi di piante acquatiche.

Predilige paludi, prati umidi, praterie, ruscelli e corsi d’acqua che nelle nostre zone non mancano.

In lingua francoprovenzale è chiamato lu beccaccíne.

GERMANO REALE Anas platyrhynchos

Il germano reale appartiene alla famiglia degli Anatidi, ordine Anseriformi.

Ha grandi dimensioni, becco lungo quanto la testa, largo e appiattito, ali lunghe e coda breve e arrotondata.

Il maschio ha il capo e il collo verde scuro, collarino bianco, petto bruno-porporino, coda bianca con penne centrali nere e arricciate.

La femmina è di colore bruno con striature e macchie nerastre.

Entrambi i sessi sono dotati di una macchia azzurra sulle ali.

Si ciba di piante acquatiche, semi e granaglie.

Predilige zone umide e fiumi, infatti vive sull’acqua e va sulla terra ferma soltanto per la nidificazione ed il riposo.

In lingua francoprovenzale è chiamato lu mallàrde.

STARNA Perdix perdix

La starna appartiene alla famiglia dei Fasianidi, ordine Galliformi.

Ha dimensioni medie, corporatura massiccia, becco tozzo, coda e ali arrotondate.

Il piumaggio delle parti superiori è marrone striato di fulvo, testa e gola castano-arancio, petto grigio con una macchia marrone a ferro di cavallo nella parte bassa che nel maschio è più sviluppato e coda rossiccia.

Si nutre principalmente di semi e germogli.

Predilige aree steppose e prative parzialmente boscose, zone montane non troppo alte, terreni sia coltivati che incolti.

In lingua francoprovenzale è chiamata la starne.

TORTORA Streptopelia turtur

La tortora appartiene alla famiglia dei Columbidi, ordine Columbiformi.

Ha dimensioni medio-piccole, forme slanciate, becco breve, ali più brevi e coda più lunga del colombo.

Ha un piumaggio bruno-grigiastro con petto rosso-vinato, lati del collo barrati di bianco e nero, coda nera bordata in maniera evidente di bianco e becco nerastro.

Si ciba in prevalenza di sostanze vegetali, semi di piante selvatiche e coltivate, bacche e foglie.

Predilige pianure e colline alberate, boschi intramezzati da aree coltivate e altopiani aperti con vegetazione arborea.

In lingua francoprovenzale è chiamata la túrtere.

PAVONCELLA Vanellus vanellus

La pavoncella appartiene alla famiglia dei Caradriidi, ordine Caradriiformi.

Ha dimensioni medie, forme eleganti, becco breve e dritto, ali larghe e rotonde, coda quasi quadrata e un ciuffetto di penne sulla nuca.

Ha un piumaggio di colore nero-verde multicolore nelle parti superiori, bianco in quelle inferiori e una larga banda pettorale nera.

L’alimentazione si compone di insetti, come mosche e coleotteri, oltre a lombrichi e ragni, ma si adatta anche ai semi delle graminacee.

Predilige campagne coltivate umide e rive dei fiumi.

In lingua francoprovenzale è chiamata la munacèlle.

MERLO Turdus merula

Il merlo appartiene alla famiglia dei Turdidi, ordine Passeriformi.

Ha dimensioni medio-piccole, becco robusto e tarsi lunghi.

Il maschio ha un colore uniformemente nero lucido e becco di colore nero che diventa giallo nel periodo dell’accoppiamento.

La femmina è bruno-nerastra con mento e gola grigiastri.

Predilige boschi con sottoboschi, campagne alberate e cespugliate, siepi, vigne e frutteti essendo molto ghiotto di frutta.

Completano la sua alimentazione bacche, semi, vermi di terra, insetti, coleotteri, ragni e millepiedi.

In lingua francoprovenzale è chiamato lu mèrule.

GAZZA Pica pica

La gazza appartiene alla famiglia dei Corvidi, ordine Passeriformi.

Ha medie dimensioni, coda e ali lunghe.

È inconfondibile per il suo piumaggio in cui il bianco del ventre e dei fianchi contrasta con il nero del resto del corpo che ha riflessi metallici sulle ali.

Si nutre di carogne, frutti, ragni, insetti, ma anche di uova e nidiacei di altri uccelli e forse per questo o perché è attratta dagli oggetti luccicanti le viene attribuita la fama di ladra.

Ama i terreni aperti con qualche albero, specialmente dove vi sia abbondanza di acqua.

In lingua francoprovenzale è chiamata la picacòle.

CORNACCHIA Corvus cornix

La cornacchia appartiene alla famiglia dei Corvidi, ordine Passeriformi.

Ha dimensioni medio-grandi, becco grosso, robusto e ricurvo, coda mediamente arrotondata.

Il colore del piumaggio è nero mentre dorso e ventre sono grigi.

Si ciba di insetti, soprattutto coleotteri, anfibi, piccoli uccelli e loro uova, piccoli mammiferi, carogne, semi, frutta, bacche, ortaggi, qualsiasi resto di origine naturale e di rifiuto di origine umana.

Predilige zone coltivate, praterie alberate e montagne.

In lingua francoprovenzale è chiamata la curnàcchje.

PERNICE Alectoris rufa

La pernice appartiene alla famiglia dei Fasianidi, ordine Galliformi.

Ha dimensioni medie, corporatura massiccia, coda e ali arrotondate e tarso provvisto di sperone nel maschio.

Il piumaggio è di colore bruno-olivastro nelle parti superiori, guance e gola bianche, collare nero, petto macchiato di nero, fianchi grigi barrati di bianco, nero e castano, becco e zampe rossi.

Si ciba principalmente di sostanze vegetali (germogli, semi, frutti selvatici, erbe, radici) e, specie in primavera, di insetti e altri piccoli animali invertebrati.

Predilige aree aperte e cespugliate, soleggiate e a clima secco, e zone di montagne non molto elevate e per questo è facilmente adattabile a diversi ambienti.

In lingua francoprovenzale è chiamata la pernìce.

TORDO Turdus philomelos

Il tordo appartiene alla famiglia dei Turdidi, ordine Passeriformi.

Ha dimensioni medio-piccole, forme piuttosto slanciate, becco robusto, ali e tarsi lunghi.

La colorazione del suo piumaggio è uniforme, marrone chiaro sulla coda e sul dorso, invece i fianchi e il petto sono chiari con puntini neri.

Si nutre di insetti, vermi, bacche e semi.

Predilige il sottobosco, pianure alberate o cespugliose, vigneti e oliveti.

In lingua francoprovenzale è chiamato lu malevízze.

ASSIOLO Otus scops

L’assiolo è  un uccello rapace notturno appartenente alla famiglia degli Strigidi, ordine Strigiformi.

Il suo portamento è molto elegante.

Ha un piumaggio macchiettato di bruno grigiastro, che va dal grigio al marrone castagna sotto le ali con diverse chiazze bianche evidenti sul dorso.

Nella parte inferiore del corpo si trovano strisce nere ben visibili.

Si nutre in prevalenza di insetti e altri piccoli invertebrati, in piccola misura di uccelli, rettili e anfibi.

Predilige ambienti aperti, uliveti, foreste di pini, piccole radure di frassini, boschi, campagne alberate, parchi e giardini, pianure e montagne sino al limite del castagno e di giorno si rifugia su grandi alberi.

In lingua francoprovenzale è chiamato lu chiuàre.

CORVO Corvus corax

Il corvo è un uccello appartenente alla famiglia Corvidi, ordine Passeriformi.

Presenta corpo robusto con zampe piuttosto lunghe e dotate di forti artigli ricurvi.

La coda è squadrata, le ali sono digitate e piuttosto larghe e quello che lo contraddistingue maggiormente dalle altre specie della famiglia dei Corvidi è la testa che si presenta allungata, con occhi di colore bruno scuro ed un becco piuttosto lungo e leggermente incurvato.

Il piumaggio, folto e serrato, è completamente nero, lucido e con riflessi metallici di colore blu-acciaio.

Non disdegna nulla, si nutre di qualsiasi cosa gli capiti a tiro, ed è un accanito predatore che aggredisce coraggiosamente mammiferi ed uccelli di dimensioni anche maggiori delle sue.

Predilige le zone montane, aree alberate, con presenza nei dintorni di ampi spazi aperti.

In lingua francoprovenzale è chiamato la ciàule.

FALCO GRILLAIO Accipiter nisus

 

Il falco grillaio è il più piccolo fra i rapaci e appartiene alla famiglia dei Falconidi, ordine Falconiformi.

Il maschio ha un piumaggio bruno, grigio e scuro e la femmina bruno-rossiccio con barrature scure.

Data la scarsa potenza del becco e degli artigli, si nutre principalmente di invertebrati come cavallette, coleotteri, grilli e insetti vari.

Riesce comunque a predare con successo rettili come le lucertole e, occasionalmente, piccoli roditori.

Predilige ampi terreni aperti, ricoperti da una flora bassa e composta da erbe e arbusti.

In lingua francoprovenzale è chiamato lu crestaríelle.

CIVETTA Athena noctua

La civetta appartiene alla famiglia degli Strigidi, ordine Strigiformi.

Ha forme tozze, capo largo e appiattito, occhi gialli e zampe lunghe parzialmente rivestite di setole.

La parte superiore è grigio-bruno macchiata di bianco mentre in quella inferiore è prevalente il bianco, macchiato di bruno.

Si nutre di piccoli roditori, insetti e piccoli uccelli.

Frequenta gli ambienti più disparati, dalle vecchie querce nei boschi ai salici in aperta campagna.

Abita spesso i frutteti e non di rado si stabilisce nei centri cittadini.

In lingua francoprovenzale è chiamata la cuccuàje.

CUCULO Cuculus canorus

Il cuculo appartiene alla famiglia dei Cuculidi, ordine Cuculiformi e prende il nome dal suo verso caratteristico “cu-cu”.

Il piumaggio del maschio è prevalentemente grigio, color ardesia sul petto e nelle parti superiori, biancastro con fitta barratura orizzontale sull’addome e scuro nella coda.

Nella femmina invece è tendente al rossiccio.

Possiede zampe corte, ali lunghe e sottili e coda lunga.

Si nutre di insetti, bruchi, ragni, vermi e larve.

Vive praticamente in ogni ecosistema, preferisce comunque i boschi, specialmente luminosi e con un ricco sottobosco.

La sua caratteristica è quella di deporre le proprie uova nel nido di altri uccelli, lasciando che il suo piccolo, dopo aver gettato fuori dal nido gli altri nidiacei, venga nutrito dai genitori adottivi.

In lingua francoprovenzale è chiamato lu cucúle.

TACCOLA Corvus monedula

La taccola appartiene alla famiglia dei Corvidi, ordine Passeriformi.

Ha modeste dimensioni e il suo piumaggio è prevalentemente nero o grigiastro tranne che nelle guance, nella nuca e nel collo, che sono grigio chiaro o grigio argento.

L’iride è bianco-grigiastra o bianco-argentea.

Si nutre di insetti e altri invertebrati, semi e frumento, resti di cibo umano e soprattutto di uova e di piccoli dei piccioni.

Predilige boschi, terre coltive, pascoli, paesi e città.

In lingua francoprovenzale è chiamato lu cuórve.

BARBAGGIANNI Strix flammea

Il barbagianni appartiene alla famiglia dei Titonidi, ordine Strigiformi.

È un uccello di medie dimensioni tra i rapaci notturni e presenta dimorfismo sessuale in quanto le femmine sono un po’ più grandi dei maschi e si differenziano anche per il colore del piumaggio in quanto il petto è di solito di colore bianco ma nella femmina rimane anche macchiettato di puntini neri; il dorso ha una colorazione color mattone con macchie sparse sulle piume e il tutto nell’insieme gli conferisce un aspetto molto elegante e formale.

Si nutre di arvicole, rane e insetti e di animali dannosi per l’uomo come i ratti, i sorci e le talpe.

È tipico di zone d’aperta campagna e caccia prevalentemente ai margini dei boschi.

Purtroppo questo uccello troppo spesso diventa vittima delle credenze popolari che lo associano alla sventura.

In lingua francoprovenzale è chiamato lu facciadòme.

FALCO Falco peregrinus

Il falco pellegrino appartiene alla famiglia dei Falconidi, ordine Falconiformi.

Il colore del piumaggio è nero-bluastro con striature grigie e nere sulla punta delle ali e della coda.

La parte inferiore è striata con sottili bande marrone scuro o nere.

La coda, dello stesso colore del dorso ma con striature nette, è lunga, sottile e arrotondata alla fine con una punta nera e una banda bianca a ciascuna estremità.

La testa nera contrasta con i fianchi chiari del collo e la gola bianca.

Si alimenta quasi esclusivamente di uccelli di tutte le taglie che cattura esclusivamente in volo.

Si adatta a vari ambienti ma predilige praterie, boschi, spazi aperti e corsi d’acqua.

In lingua francoprovenzale è chiamato lu falegunètte.

SALTIMPALO Saxicola torquata

Il saltimpalo appartiene alla Famiglia dei Muscicapide, ordine Passeriformi.

Ha dimensioni piccolissime.

La colorazione del piumaggio dipende dal sesso: il maschio presenta il mento e la testa di colore nero con un collare bianco, i lati del collo e delle ali presentano striature bianche, mentre il petto è colorato di rosso arancio; la femmina ha tutto il corpo di un colore più opaco prevalentemente brunastro.

Si nutre di insetti, ragni e vermi che cattura prevalentemente dal terreno.

Vive su superfici aperte con vegetazione arbustiva, praterie alte, terreni incolti, prati e campi coltivati.

In lingua francoprovenzale è chiamato zi piétre.

CARDELLINO Carduelis carduelis

 

Il cardellino appartiene alla famiglia dei Fringillidi, ordine Passeriformi.

Il nome deriva dalla pianta cardo dei cui semi ne è ghiotto ma si nutre anche di semi di girasole, cicoria e tarassaco.

È facilmente riconoscibile per la mascherina rossa sulla faccia e per l’ampia barra alare gialla.

Il resto del piumaggio va dal bianco delle guance, al nero della nuca, della coda e della parte esterna delle ali, al marrone scuro del dorso.

Predilige giardini, frutteti, campi coltivati e selvatici.

Ha un canto armonico e la sua caratteristica è quella di imparare a imitare il canto di altri uccelli.

In lingua francoprovenzale è chiamato lu cardílle.

NIBBIO Milvus milvus

Il nibbio è un rapace appartenente alla famiglia degli Accipitridi, ordine Accipitriformi.

Il suo piumaggio è bruno fulvo, con contorno delle piume più pallido superiormente, rossiccio con strisce scure inferiormente, testa biancastra e striata e coda rossiccia profondamente forcuta e molto larga tanto da permettergli di planare più facilmente.

Si nutre di piccoli mammiferi, uccelli ma anche pesci e qualche carogna.

Ama boschi e foreste, specialmente di latifoglie, pianure ma anche gli ambienti collinari e per cacciare necessita di vicini spazi aperti erbosi, terreni coltivati, pascoli e in genere zone di bassa vegetazione.

In lingua francoprovenzale è chiamato lu níglje.

PICCIONE Columba livia

Il piccione appartiene alla famiglia dei Columbidi, ordine Columbiformi.

Il piumaggio è grigio-blu sulla testa e sul petto, con riflessi smeraldini sul collo.

Le ali sono grigie nella parte superiore, attraversate da una caratteristica linea nera, e più chiare nella parte inferiore.

Gli occhi sono arancioni, talvolta circondati da un anello biancastro e le zampe sono rossastre.

Si nutre principalmente a terra cibandosi di semi, bacche, granaglie, radici e talvolta di piccoli invertebrati.

Predilige ambienti urbani, in particolar modo piazze e monumenti.

In lingua francoprovenzale è chiamato lu pecciúnne.

CULBIANCO Oenanthe oenanthe

Il culbianco appartiene alla famiglia dei Muscicapidi, ordine Passeriformi.

La colorazione del piumaggio presenta notevoli differenze tra i maschi e le femmine.

Il maschio presenta il capo e il dorso di color grigio cenere, il sopracciglio bianco con sfumature nere all’altezza delle guance, il petto presenta colorazioni sfumate di marrone, arancio e bianco e infine la coda di colore bianco.

La femmina invece è di colore marrone chiaro, sopracciglio giallo e la coda di colore bianco.

La sua dieta è abbastanza varia in quanto è composta da insetti, vermi, frutta e bacche.

Il suo habitat naturale è composto da luoghi aperti e secchi, ma grazie al suo grande spirito di adattamento, è in grado di vivere in luoghi completamente differenti dai suoi standard, come zone sabbiose, pianure, boschi con molta vegetazione.

In lingua francoprovenzale è chiamato lu petraróle.

RONDINE Hirundo rustica

La rondine appartiene alla famiglia degli Irundinidi, ordine Passeriformi.

Ha un piumaggio nero lucido nella parte superiore e con le parti inferiori normali o striate, spesso bianche o fulve.

Cattura insetti durante il volo evitando certi tipi di prede, in particolare insetti pungenti come api e vespe.

Oltre agli insetti può cibarsi anche di frutta e altre piante.

Si adatta ad una vasta gamma di habitat: corsi d’acqua, laghi, prati, boschi e boscaglie ma anche terreni agricoli e aree urbane.

In lingua francoprovenzale è chiamata la rennèlle.

USIGNOLO Luscinia megarhynchos

 

L’usignolo appartiene alla famiglia dei Muscicapidi, ordine Passeriformi.

Ha un piumaggio di colore marrone chiaro sfumato di grigio nel ventre, marrone sulla schiena e la coda rossa.

La sua alimentazione è molto rigida in quanto si nutre solo di invertebrati come insetti, vermi e larve, mentre in autunno si ciba principalmente di bacche.

È un uccello migratorio e preferisce vivere in zone boschive e foreste.

È famoso soprattutto per il suo canto considerato tra i più belli, i più acuti e i più intonati

In lingua francoprovenzale è chiamato lu resscegnuóle.

PASSERO Passer domesticus italiae

Il passero appartiene alla famiglia dei Muscicapidi, ordine Passeriformi.

Presenta una corporatura molto snella ed elegante e il colore del suo piumaggio differisce in base al sesso.

Il maschio presenta una colorazione blu scura, con ali e coda di una tonalità di blu ancora più scura rispetto al resto del corpo; la femmina è di colore marrone con sfumature bluastre sulla schiena, mentre il resto del corpo è di colore marrone.

Possiede una coda molto lunga, delle ali corte e quadrate, un becco conico e ricurvo, delle zampe lunghe ed è molto veloce sia nella corsa che nel volo.

La sua dieta è composta da insetti, ragni, piccoli invertebrati e bacche selvatiche.

Risiede stabilmente vicino pareti rocciose, in zone di montagna con poca vegetazione e in luoghi vicino a fiumi e dirupi molto profondi ma non disdegna appollaiarsi su comignoli, bastioni e campanili.

Non ama la compagnia di altri uccelli, perciò spesso è noto come passero solitario.

In lingua francoprovenzale è chiamato lu passariélle.

ALLODOLA Alauda arvensis

L’allodola fa parte della famiglia degli Alaudidi, ordine Passeriformi.

Presenta un piumaggio di color marroncino con delle striature nere nella parte superiore e striature più chiare invece nella parte posteriore, mentre la coda presenta una colorazione bianca.

Il suo pasto preferito è composto da semi, vegetali e insetti.

Predilige le zone steppose, coltivate, nonché prati, zone sabbiose, pascoli e pianure e gli piace vivere normalmente in località aperte ed erbose.

Una curiosità di questa specie è quella che non si posa mai sugli alberi ma predilige sassi, muretti e bassa vegetazione.

In lingua francoprovenzale è chiamato la teragnóle.

SCRICCIOLO Troglodytes troglodytes

Lo scricciolo appartiene alla famiglia dei Troglo ordine Passeriformi.

Ha un becco appuntito, corpo corto e tozzo, ali rotonde e coda corta abitualmente rivolta in alto.

Il suo piumaggio è prevalentemente di colore bruno rossiccio striato, mentre le ali e i fianchi presentano una striatura più scura.

Si nutre principalmente di insetti, invertebrati e non disprezza anche qualche bacca durante il periodo invernale.

Preferisce luoghi tendenzialmente umidi e pieni di cespugli per risiedere stabilmente durante tutta la sua vita.

È un esemplare molto scattante e dinamico, specialmente in volo.

In lingua francoprovenzale è chiamato lu teretílle.

PICCHIO Picus

Il picchio appartiene alla famiglia dei Picidi, ordine Piciformi.

Il colore del suo piumaggio è verde nella parte dorsale; il collo, le guance e il ventre sono invece biancastri.

Il capo assume una particolare colorazione rossa che, partendo dall’attaccatura del becco, prosegue fin dietro la nuca.

La coda è abbastanza corta e composta da penne nere, appena accennate di verdastro.

Ha becco diritto, forte e acuminato, a scalpello (col quale picchia sulla corteccia degli alberi), lingua lunga, con cui cattura insetti e larve sotto la corteccia di cui si nutre prevalentemente ma mangia anche semi e frutti.

Predilige boschi di montagna e di collina.

In lingua francoprovenzale è chiamato lu tòzzelaciérre.

LA LIÉVRE

La liévre i-appartínne a la famíglje de lòs anemà che i denúnte a tettà a lò peccerílle.

A-étte ‘n’anemà ‘na muórre lunghe, i tinte le quàjesce de derríje mé lunge de sellé de devànne, accussí i cuórre de méje é i ressàglje a zumbà mé àute.

Lò mustàzze i sunte biànghe é lunghe, lòs íje i sunte róue é giàlle é lò tinte pa devànne ma a cartíje, accussí i ressàglje a vedàjere a un cartíje é ‘n’ate, avóje se i vaje pa ‘na muórre a lunghe.

Lu culàue de lu pàje gli-étte u cartíje de ‘nghiòcche russe cumme la rúzzene, grigge ó giàlle; dessò, ‘nghiòcche la trippe, lu pàje gli-é biànghe é derríje a les auréglje gli-é nàje.

De vernàte lu pàje i-addevénte quàse grigge.

I minge l’èrepe é de premavére se minge piànte tèndere, frutte é funge, de vernàte èrepa seccjà é scòrge de lòs àrbele.

I preferàje lò terrínne arà é lò macchiúnne andó se puótte scunne.

I sàglje cumme ó cale la schiérte é i cuórre ‘nghiòcche é dessò pe tutte la nuttà; de giuóre se vàje ciàche tanne andó a-gn-a mancúnne é decchírre lu siére gli-é crevère, cassennú se scunne a durmíje denghjé lu bóue.

Lu cunte mé curiàue de la liévre a-étte che i dòrme dò lòs íje avère.

 LU CEGNÀLE

Lu cegnàle i-appartínne a lòs anemà che i denúnte a tettà a lò peccerílle é a selló anemà che i tenúnte lu zuócchele a fuórme de U. Gli-é parénne a lu cajúnne.

Lu cegnàle i tinte un cuórpe róue é le quàjesce chiére é fine: ciàche pjà i tinte catte zuócchele, lò dò de devànne i sunte mé róue é férme é i tucciúnte ‘nghiòcche u terrínne, lòs ate é dò a cartíje i sunte mé chiére é i-appujúnte pe ‘ntère sule decchírre l’anemà i cemmínne denghjé la fange.

La téte gli-étte ‘na muórre róse é fattízze, dò un musse lunghe.‘Nzíje a sètte chelòmetre i sinte la dóre de lu mengíje é de lòs ate cegnàle. 

Lòs íje i sunte stràje, lunghe é peccerílle é lò tinte pa devànne ma a cartíje, accussí i ressàglje a vedàjere a un cartíje é ‘n’ate, accussí da vedàjere súbbete lu perícule. I vàje pa ‘na muórre bunne ma i sinte le dóre é le remmàue da ‘ntaràsse.

I tinte les auréglje crécche é i sunte pa ‘na muórre lunge.

Penzànne a lu cegnàle súbbete se pénze a le dénne: le dí dénne de devànne i sunte lunge é spisse, sbagliànne, i venúnte chiammà zanne. Ó sunte dénne che i cuntenuúnte a cràje pe tutte la vite, ma sule a lò màchje i-addeventúnte accussí lunge da satre da lu musse.

Lò cegnàle róue i tentúnte lu pàje grigge, nàje ó marrò, dessò i tenúnte la lane é denghiòcche le sétele. Lò peccerílle i tenúnte lu pàje a strissce.

I minge tutte ciuóse cumme a lu cajúnne: avóje se i preferàje sagghiàne, frutte, ràdeche é funge, spisse i minge avóje anemà peccerílle cumme lò vèrme, lòs íje, ciàche tanne avóje anemà mòre.

Le piàte a sta denghjé lò bóue de cèrze é a lò macchiúnne andó lu giuóre i dòrme é se scunne. Decchírre ó fa cjà i pase lu ténne deccànte a l’éje.

I sàglje a la calàte de la schiérte: lu giuóre i dòrme denghjé lò jazze ciavà dò lu musse é dò lò zuócchele.

Lò cegnàle i campúnte tutte ‘nzènne, ó putúnte étre avóje ‘na ventàjene, ma i sunte ‘na muórre viulénne.

LA MELÒGNE

La melògne i-appartínne a lòs anemà che i denúnte a tettà a lò peccerílle. Gli-étte lunge da lò 60 é 70 cm dò ‘na quà che i-arríve a lò 15-20 cm. I puótte pesà da lò 15a lò 20 kg.

I tinte un cuórpe fattízze, lu pàje grigge dò le strissce ‘nghiòcche a la téte é lu musse lunghe dò ‘na strissce de pàje grigge che i-arríve dessò la trippe.

I minge la néje é i minge tutte ciuóse: mé ‘na muórre le ràdeche che i ciàve dò le rampe, vèrme, ciammarúche é sarpénne peccerélle cumme le vípere (lu veléne de vípere le fate rénne). Ciàche tanne i minge avóje gelínne é curce.

Gli-éste denghjé lu bóue, le pianà, ‘nghòcche le tòppe é lò terrínne arà, pérò tuttuàje andó a-gn-atte cache banne pe se scunne.

I pase la vita sjà a ciavà dessò u terrínne é de vernàte se smuóve tuttuàje sule che mé púue.

 LU LÀUE

Lu làue i-appartínne a lòs anemà che i denúnte a tettà a lò peccerílle é gli-é parénne a lu cinne.

A-étte ‘n’anemà abbastànze róue é lunghe, dò les auréglje chiérte é accussí avóje la cuà. Le dénne i sunte ‘na muórre férme, lòs íje peccerílle é stràje. Le rampe dò les ugne tagliènne.

La culàue de lu pàje i cange dò l’ittà, mé spisse gli-étte grigge-giàlle ó marrò-russàstre, dò la puènne de la cuà nàjere.

I caccejàje lòs anemà che i mengiúnte l’èrepe, ma ciàche tanne i mengiúnte avóje anemà peccerílle, frutte, anemà mòre, anemà de la case é la munnésse.

I preferàje passà la giurnà denghjé u bóue, andó a-gn-ante terrínne arà é pianà.

LA UÓRPE

La uórpe i-appartínne a lòs anemà che i denúnte a tettà a lò peccerílle.

I tinte lu musse lunghe, la téta peccerélle é allungjà, les auréglje large é la cuà dò ‘na muórre de pàje.

Lu pàje gli-é grigge ó arancióne-grigge, avóje biànche, grigge, giàlle cumme lu quàjere é nàje, a cumme gli-étte la uórpe.

I minge tutte ciuóse, su che i tróue caccijànne é su che i-arròbbe a le massarí.

I minge lòs anemà peccerílle, lò curce, le liévere, lò ra é lò scéje, ma avóje scurpiúnne, verrúchele é vèrme, é de premavére, avóje murícule, púmbele é lò stòppacchíje.

La uórpe se tróue ’nghjé lu bóue andò se puótte scunne.

Gli-étte svélte, furbe é dràjete.

LA BELLÉTTELE

La belléttele gli-étte lunge 30 centímetre, catte i sunte sule de cuà.

I tinte un cuórpe lunghe dò un pàje cenéje de culàue russàstre ‘nghiòcche é dessò la trippa biànche.

I tinte le rampe chiérte, les ugne affelà é les auréglje large.

Se scunne denghjé a le tane ciavà denghjé u terrínne ó denghjé lò trunche de lòs àrbele, ‘nzíje a ‘n’altézze de 2800 mètre. Gli-éste denghjé lò bóue é avóje deccànne andóue a-éste lu muénne.

I minge la céje, i caccejàje, spisse de néje, curce, liévere, ra é scéje peccerílle.

Decchírre gli-éste deccànte a l’éje i minge avóje móce, rennúglje é cache sarpentèlle.

 LA FUÍNE

La fuíne i-appartínne a lòs anemà che i denúnte a tettà a lò peccerílle. Gli-é lunge 45-50 centímetre é i tinte la cuà lunge 25 cm. De lu ténne la fuíne gli-étte féje mé chiérte.

Lu pàje gli-é lunghe é fute, ‘nghiòcche i tinte ‘na culàua marrò, mé chiàre ‘nghiòcche u musse, u frunne é ‘nghiòcche a le uànce.

Les auréglje i sunte rettúnne é attuórne attuórne biànce, le rampe i sunte marrò scure é ó paràje cumme se i tenísse le cauzètte.

‘Nganne é ‘nghiòcche u cóue i tinte ‘na màcchja biànge, a le vàje avóje giàlle, che i-arríve ‘nzíje a dessò la trippe é a le quàjesce de devànne.

I minge tutte ciuóse: lu míje (lò múzzeche de le vépe le fante rénne), lò frutte, lòs íje (i caúte lu cuócchiele é i súrchje lu denghiénne) é lòs anemà peccerílle. Le piàte ’na muórre la céje.

Gli-éste sta denghjé lò bóue ‘nzíje a lò 2000 mètre, se trattínne màje andó se puótte pa scunne.

I sàglje de néje é de giuóre se scunne denghjé le custére, le stalle, u miéce a le pile de bóue, denghjé lò caúte ciavà denghjé lu terrínne é i sàglje decchírre ó cale lu seruàje.

LU GLIRE

Lu glire i-appartínne a lòs anemà che i denúnte a tettà a lò peccerílle é gli-étte parénne a lò ra.

Gli-é lunghe 30 centímetre é i tinte la cuà de 13.

I tinte lu pàje grigge-marrò ‘nghiòcche é la trippe gli-é biànce, i tinte lòs íje róue é lò pàje lunghe é fute, les auréglje i sunte rettúnne é peccerélle.

I campe denghjé lò bóue, tra lò 600 a lò 1500 mètre.

Gli-éste denghjé lò gardínne é lò bóue, pecciusemménne andó a-gn-ante piànte base é àrbele viàje andó i tróue pe se scunne.

Lu glire i sàglje de néje, cumme ó cale lu seruàje é s’arrettíre lu mattínne prèste.

De giuóre se scunne denghjé lòs àrbele ó se fate lu jàzze dò le fòglje é lu nusche.

Cumme ó abbijétte l’autúnne lu glire i fate mé róue pe se preparà a lu suónne de la vernàte (i dòrme un scíje màje).

TÒPPANÀRE

La tòppanàre i-appartínne a lòs anemà che i denúnte a tettà a lò peccerílle.

Gli-é lunge 14-16 cm dò la cuà che i mesíre 2,5-3,5 centímetre.

Lu pàje gli-é cenéje, tutte nàje, che i dénne ’nghiòcche u marró, grigge ó azzúrre; les auréglje i sunte ‘na muórre peccerélle é la puènne gli-étte de la stéssa culàue de la céje.

Le rampe de devànne i sunte ‘na muórre róse, large, fattízze é dò les ugne chiérté, ‘na muórre férme.

Gli-éste denghjé le campàgne, lòs òre andó lò terrínne i sunte mé cenéje é piénne de vèrme, móce, ciammarúche.

A-étte ‘n’anemà che i campe sule é che i pase tutte la vite dessò lu terrínne.

I vàje pa tanne bunne ma i sinte bunne dóre é remmàue.

Denghjé la giurnà s’addòrme parícchje vàje ma sule pe díje, tràjes àure a la vàje. I fate accussí avóje pe tutte la vernàte.

LU RIZZE

Lu rizze i-appartínne a lòs anemà che i denúnte a tettà a lò peccerílle.

La téte, che ó paràje tutte vunne dò lu cuórpe, gli-é large, dò lu musse lunghe, lòs íje peccerílle, lò mustàzze nàje, les auréglje rettúnne quàse scunní da lu pàje marrò chiàre che i crive tutte la téte, la trippe é le rampe.

I tinte tante spinne: dessò i sunte grigge-marrò, a metà i sunte giàlle, biànche ó nàje a la puènne. Lò rizze róue i tenúnte le spinne lunge 2-3 centímetre é ciàche rizze i-arríve avóje a 5000 spinne.

Pe se deffénne lu rizze se fate rettúnne cumme ‘na palle é i cacce deffuóre le spinne.

A-étte ‘n’anemà che i minge tutte ciuóse, lò vèrme, le ciammarúche, le rennúglje, lòs íje de scéje, cache piànte, lò frutte é tutte lòs anemà peccerílle. Spisse avóje scéje peccerílle, ra é sarpénne.

Gli-éste denghjé lò bóue é ‘nghjé lò terrínne semenà, terrínne pianà é ‘nghiòcche a le tòppe.

A-étte l’úneche anemà che i minge vèrme é che i dòrme pe tutte la vernàte, anzíje a lu terríje giuóre premmíje de la premavére (da uttóbbre a lu màje de màje): lu rizze se scunne u miéce a le fòglje seccjà ó denghjé cache jàzze pe se deffénne da la fràje de la vernàte. I ressàglje a campà dò lu réje che s’é màje u cóue a premavére.

L’ÍSTRECE

L’ístrece a-étte ‘n’anemà che i dénne a tettà a lò peccerílle é gli-é parénne a lu ra.

Gli-é lunge 60-80 cm é la cuà gli-é lunge 8-17 cm.

I tinte lu pàje de sétele é nàje ‘nghiòcche tutte lu cuórpe, la téte gli-é de culàue marrò é lu paje de‘nganne gli-é biànche dò la fuórme de‘na miéce linne.

La téte gli-é róse é lu musse rettúnne, dò lòs íje nàje é peccerílle, dò les auréglje avóje peccerélle é lu pàje lunghe.

Penzànne a l’ístrece, i tinte strissce de spinne ‘nghiòcche la schéne: i sunte lunge ‘na ventàjene de centímetre, biànce é nàjere.

‘Nghiòcche la téte é lu cóue, l’anemà i tinte manche ‘na spinne ma sule sétele biànce.

A-étte ‘n’anemà che i minge l’èrepe, le ràdeche che i ciàve denghjé u terrínne dò le rampe, le scòrge de lòs àrbele, lò frutte che i sunte ciàje da lòs àrbele é lò vèrme.

A-étte ‘n’anemà che i campe ‘nghiòcche a le tòppe é avóje a le pianà, lò macchiúnne é lò bóue, spisse se vàje avóje deccànte a lò terrínne semenà.

I sàglje de néje, decchírre a-gn-atte la linna piàjene é i va pa andó se puótte pa scunne; de giuóre s’areppóse tra piére é cantúnne ó denghjé cache tane che se ciàve dò les ugne róse de le rampe de devànne.

 LU RA

Lu ra i fa pare de lòs anemà che i denúnte a tettà a lò peccerílle.

Gli-é lunghe un 9 centímetre.

Lu pàje gli-é marrò chiàre dò la trippe é le rampe biànce.

Lòs íje i sunte róue é ‘nàje, les auréglje rettúnne é le quàjesce de derríje ‘na muórre mé lunge de sellé de devànne.

I minge semménze, sagghiàne, nuàje, frutte, funge, vèrme é ciammarúche.

Gli-éste méje u miéce a le ròcchje ché ’nghjé lò bóue. Se tróue denghjé le massarí é le campàgne, deccànte a le case é tante vàje avóje denghiénne.

A-étte ‘n’anemà che i cemmínne de néje, avóje se ciàche tanne i sàglje de giuóre.

LU RUÓSPE

Lu ruóspe a-étte ‘n’anemà d’éje.

I tinte la péja piàjene de buózze é reppécchje de ’na culàua giàlle ó marrò-vérde, che i puótte cangíje dò lu ténne.

Le quàjesce de derríje i sunte chiérte é i tinte lu musse a da denghiénne.

I minge vèrme, ra, sarpénne peccerélle é ranachiélle.

Gli-éste andó a-gn-atte l’éje (uallúnne é pescuócchje), lò bóue, avóje ‘nghiòcche a le tòppe.

LA RENNÚGLJE

La rennúglje a-étte ‘n’anemà d’éje.

Gli-é de culàue vérde ó marrò dò màcchje a strissce biànce ‘nghiòcche la trippe.

La péje gli-é lissce, le rampe de derríje i sunte lunge é lò dàje astaccjà vunne de lòs ate, i tinte le dénne sule u cartíje de ‘nghiòcche, la lénne gli-é lunge pe ‘ngappà le móce, vísele lunghe é dràjete. Gli-é lunge da lò 7 a lò 10 cm.

Gli-éste denghjé a l’éje de lò uallúnne é de lò pescuócchje, andó i fate lòs íje. I sàglje sule de néje pe allà a truuà lu mengíje.

I minge móce, ciamarúche e lò peccerílle de les ate rennúglje.

Lòs ate anemà de lu tenemménne de Faíte ó sunte:

Palummèlle

Cólabbàssce

Muschílle

Móce

Muscúnne

Savíglje

Vépe

Zanzàre

Parpagliúnne

Cecàle

Verrúchele

Rille

Furmíche

Tagliacuólle

Scurpiúnne

Sanguètte

Pice

Piàue

A-gn-ante avóje lu ranachiélle é lu ranacuózze. É avóje la ciammarúche, la taràntele, lu cervúnne é la récene.

LÓ SCÉJE

LA PICHE DE BÓUE

La piche de bóue i-appartínne a la famíglje de lò ciàule.

I tinte le piúmbele marrò-russe, le scélle le tinte de la culàue de lu siére é dò le strissce nàjere, ‘nghiòcche la schéne le piúmbele i sunte biànce.

Gli-éste denghjé lò bóue de cèrze é ciérre. La piche de bóue i minge le sagghiàne.

I minge avóje lò frutte, le semménze, le móce, lò vèrme é lòs íje de lòs ate scéje.

LA BECCÀCCE

La beccàcce i tinte le piúmbele de la stéssa culàue de lu bóue é própete pe su é pettócche gli-é ‘na muórre bèlle che i vinte chiammà la reggíne de lu bóue.

I sàglje de néje é i caccejàje pe tutte la nuttà vèrme é ciammarúche.

Le piàte l’umelettà de lu bóue, andó gli-éste.

LA QUÀGLJE

La quàglje a-étte ‘n’anemà peccerílle é arbà.

I tinte ‘na culàua marrò-giàlle, a strissce biànce.

I minge semménze, frutte, móce é vèrme che i tróue decchírre i scautejàje.

A-étte ‘n’iscéje che s’i vate la vernàte é i tòrne a premavére andó a-gn-ante púue d’àrbele pe fa lu nitte.

LU FAGGIÀNE

Lu faggiàne gli-é pa ‘na muórre róue é i tinte lu bècche férme, le scélle chiérte é rettúnne dò la cuà lunge.

Lò màchje i tenúnte le piúmbele mé pettà, da lu giàlle a lu marrò-arànne, spisse dò cache strísscja nàjere cumme a deségne; i tenúnte la téte é lu cóue de ‘na culàua vérde scure che i cange.

Le fummèlle i tenúnte le piúmbele de ‘na culàue mé delecà.

I minge le semménze, l’èrepe é lò frutte, ma avóje vèrme, anemà peccerílle é lòs íje de lòs ate scéje.

A lu faggiàne ó piàte a sta a lòcche tutte avère, denghiénne lu bóue é lò terrínne semenà

.

LU TURCHIÀLE

Lu turchiàle i-appartínne a la famíglje de lò pecciúnne.

Gli-é pa ‘na muórre róue, gli-é fattízze, dò lu bècche a puènne a fuórme de ‘nginne, le scélle é la cuà i sunte lunge.

Le piúmbele i sunte grigge-blu é a la puènte sfumà ’nghiòcche u russe, sellé du cóue i sunte vérde é russe, dò ‘na féscja biànce che lu fa requanàje decchírre i vóle.

I minge bjà é ate semménze ma avóje vèrme é móce.

Gli-éste ‘nghjé lò bóue de cèrze é de faghe, bóue de pigne é lò macchiúnne, terrínne semenà.

L’ARPÚNNE

L’arpúnne a-étte ‘n’anemà nu ‘na muórre róue dò ‘na fuórma fattízze, de culàue marrò ó russe dò le scélle é la cuà róse.

I minge anemà peccerílle, sarpénne é ciàche tanne avóje anemà mòre.

Gli-éste ‘nghjé lò bóue ma i caccejàje andó a-gn-atte ‘na bunna vedúte.

LU ALLE DE BÓUE

Lu alle de bóue i tinte un bècche lunghe é finne, le frósce rettúnne é avère é ‘na cràjete de piúmbele ‘nghiòcche la téte.

Lu alle de bóue a-étte l’iscéje dò le piúmbele mé pettà: i tinte le piúmbele russe é giàlle ‘nghiòcche la téte é lu piétte, le piúmbele biànce é nàjere ‘nghiòcche le scélle.

Lu cunte mé béje a-étte cumme i vóle: chiàne chiàne cumme ‘na farfàlle.

I minge móce, vèrme, taràntele, ranachiélle é ate ‘s anemà peccerílle: i prénne l’anemalúcce da ‘ntère, lu màjene pe l’àrje é lu ‘ngappe dò lu bècche.

Lu alle de bóue gli-éste bunne a lòcche avère é andó ó fa pa trí cjà ó trí fràje, ‘ntaràsse de lò muénne é lò paíje.

LU BECCACCÍNE

Lu beccaccíne gli-é pa ‘na muórre róue, i tinte lu bècche lunghe é finne, le scélle i sunte lunge é la cuà gli-é cumme un ventàglje.

I tinte le piúmbele marrò-russàstre dò le strissce nàjere é marrò, la téta nàjere dò ‘na strísscja chiàre é a lò dò cartíje de la cuà le piúmbele biànce.

I minge lòs anemà che a-gn-ante denghjé a l’éje, lò vèrme, l’èrepe é le semménze de le piànte deccànte a l’éje.

Gli-éste andó a-gn-à l’éje, terrínne úmede, uallúnne che i mancúnte pa pe le banne nóte.

LU MALLÀRDE

Lu mallàrde gli-é ‘na muórre róue, dò un bècche lunghe canne a la téte, róue é acciaccà, le scélle lunge é la cuà chiérte dò la puènna rettúnne.

Lu màchje i tinte la téte é lu cóue vérde scure, lu cóue biànche, lu piétte marrò-russe, la cuà biànce dò le piúmbele du miéce nàjere é arreccjà.

La fummèlle gli-é marrò dò ‘na màcchja azzúrre ‘nghiòcche a le scélle.

I minge le piànte che i stunte deccànte a l’éje, le semménze é lu bjà.

I campe ‘nghiòcche a l’éje andó a-gn-ante uallúnne é lòcche úmede. Sule decchírre i-a fa lu nitte é s’a arrepusà i vinte ‘nghiòcche u terrínne.

LA STARNE

La starne gli-é pa ‘na muórre róse, i tinte un cuórpe é un bècche fattízze, la cuà é le scélle dò la puènna rettúnne.

U cartíje de ‘nghiòcche le piúmbele i sunte marrò dò le strissce russe, la téte é lu cóue i tenúnte le piúmbele marrò-aranciúnne, lu piétte gli-é grigge dò ‘na màcchja marrò a fére de ciuà dessò la trippe é la cuà russàstre.

I minge semménze, àcene de bjà é piantarèlle appéne nescí.

I-uótte zòne ascí dò cache àrbele, le tupparèlle, lò terrínne semenà é sellò vaccànne.

LA TÚRTERE

La túrtere gli-étte de la stéssa famíglje de lò pecciúnne.

Gli-é peccerélle é lunge, lu bècche gli-é chiére, le scélle mé chiérte é la cuà mé lunge de un pecciúnne.

I tinte le piúmbele marrò-grigge dò un piétte russe, dí strissce u cóue biànce é nàjere, la cuà nàjere dò la puènna biànce é lu bècche nàje.

I minge piànte é èrepe, semménze é acene de piànte, frutte é fòglje.

Gli-éste andó a-gn-ante pianà é tupparélle, dò bóue é terrínne semenà.

LA MUNACÈLLE

La munacèlle gli-é pa ‘na muórre róse, i tinte un cuórpe arbà, lu bècche chiére é dràje, le scélle large é rettúnne, la cuà squadrà é un ciúffe de piúmbele ‘nghiòcche u cuzzètte.

I tinte devànne piúmbele nàjere-vérde é derríje piúmbele biànce dò ‘na strísscja nàjere u piétte.

I minge móce, vèrme, taràntele é avóje semménze é acene de bjà.

I campe denghjé le campàgne úmede é deccànte a lò uallúnne.

LA MÈRULE

La mèrule a-étte ‘n’iscéje che gli-é pa ‘na muórre róue, i tinte lu bècche férme é lò píje lunghe.

Lu màchje gli-étte tutte nàje lescènne dò lu bècche nàje che i-addevénte giàlle decchírre i vate truuànne la fummèlle.

La fummélle gli-é marrò-nàjere é dessò lu bècche é u cóue gli-étte grigge.

Gli-éste denghjé lò bóue, le campàgne, lò macchiúnne, le vigne é andó a-gn-ante lòs àrbele de frutte.

I minge frutte, semménze, vèrme, móce, taràntele é scurpiúnne.

LA PICACÒLE

La picacòle gli-é pa ‘na muórre róse é i tinte la cuà é le scélle lunge.

Se requanàje súbbete pe la culàua sjà: biànche a la trippe é a lò fiànche, nàje tutte lu riéste.

I minge lòs anemà mòre, lò frutte, le taràntele, le móce é avóje lòs íje é lò peccerílle de lòs ate scéje, é fòrse pe su ó pettócche i-arròbbe le ciuóse che i sblennúnte i desciúnte che a-étte ‘na mariòle.

Gli-éste denghjé le campàgne andó a-gn-atte cache àrbele é deccànte a l’éje.

LA CURNÀCCHJE

La curnàcchje gli-é parénne a lu ciàule. Gli-é pa ‘na muórre róse, i tinte lu bècche róue, férme é a fuórme de ‘nginne, la puènne de la cuà gli-étte rettúnne.

Le piúmbele i sunte de culàue nàje é ‘nghiòcche la trippe é la schéne i sunte grigge.

I minge le móce, le rennúglje, lò scéje peccerílle é lòs íje, lòs anemà peccerílle, lòs anemà mòre, le semménze, lò frutte é la munnésse.

Gli-éste denghjé le campàgne andó a-gn-ante lòs àrbele é le tòppe.

LA PERNÍCE

La perníce a-étte ‘n’anemà che gli-é pa ‘na muórre róse, dò lu cuórpe fattízze, la cuà é le scélle rettúnne. Le rampe de lò màchje i tenúnte lu sperúnne.

Le piúmbele i sunte marrò-verdàstre u cartíje de dessò, le uànce é lu cóue i sunte biànche, lu cóue tuórne tuórne nàje, lu piétte dò màcchje nàje, lò fiànche grigge dò le strissce biànce, nàje é marrò, lu bècche é le rampe russe.

I minge piantuccèlle, semménze, frutte, èrepe, ràdeche é de premavére le móce é avóje lòs anemà peccerílle.

I-uótte terrínne facce a seruàje sénze umedettà é lò terrínne de muntàgne nu ‘na muórre àute.

LU MALEVÍZZE

Lu malevízze a-étte ‘n’iscéje nu ‘na muórre róue, dò un cuórpe lunghe, lu bècche férme, le scélle é le rampe lunge.

Le piúmbele i sunte tutte de ‘na culàue, marrò chiàre ‘nghiòcche la cuà é la schéne, ‘nghiòcche lò fiànche é ‘nghiòcche lu piétte i sunte mé chiàre é dò lò puntelízze nàje.

I minge le móce, lò vèrme, lò frutte é le semménze de le piànte.

Gli-éste denghjé lò bóue, mezzàne é macchiúnne, vigne é ulevéte.

LU CHIUÀRE

Lu chiuàre a-étte ‘n’anemà che i sàglje de néje é i tinte un bé purtamménne.

I tinte le piúmbele a puntelízze marrò é grigge, che i va da lu grigge a lu marrò dessò le scélle dò le màcchje biànce ‘nghiòcche la schéne.

U cartíje de dessò i tinte de le strissce nàjere.

I minge móce é ate anemà peccerílle cumme lò scéje, le sarpénne é le rennúglje.

I campe denghjé le campàgne, lò ulevéte, lò bóue de pigne é de fràsscene, lò giardínne, le pianà é le tòppe. De giuóre se scunne u miéce a lòs àrbele.

LA CIÀULE

La ciàule a-étte ‘n’anemà dò un cuórpe fattízze dò le rampe lunge é dò les ugne lunge é férme a fuórme de ‘nginne.

La cuà gli-é squadrà, le scélle i sunte large, la téta lunge, dò lòs íje marrò scure é lu bècche lunghe é a fuórme de ‘nginne, nu cumme les ate curnàcchje.

Le piúmbele i sunte fute é tutte nàjere, lescènne ch’i paresciúnte blu-grigge.

I minge tutte ciuóse, tutte su che i tróue pe devànne, avóje anemà me róue de íje.

Gli-éste ‘nghiòcche a le tòppe andó a-gn-ante lòs àrbele.

LU CRESTARIÉLLE

Lu crestariélle a-étte ‘n’anemà peccerílle.

Lu màchje i tinte le piúmbele marrò, grigge é scure é la fummèlle marrò-russàstre dò le strissce scure.

Lu bècche é les ugne i sunte pa ‘na muórre férme é accussí i minge sule vèrme, rille, móce é palummèlle.

I ressàglje avóje a cacceíje lò ranachiélle é ciàche tanne lò ra peccerílle.

I campe denghjé le campàgne dò lòs àrbele ba é dò l’èrepe.

LA CUCCUÀJE

La cuccuàje i tinte un cuórpe fattízze, la còccja large é base, lòs íje giàlle é le rampe lunge crevère de sétele.

La pare de ‘nghiòcche gli-é grigge-marrò dò le màcchje biànge, la pare de dessò gli-é biànge dò le màcchje marrò.

I minge lò ra peccerílle, le móce é lò scéje peccerílle.

Se tróue a tutte le banne, de le cèrze viéglje de lò bóue, a lò salcúnne u miéce a le campàgne. Se tróue ciàche tanne andó a-gn-ante lòs àrbele de frutte é ciàche tanne i-arríve ‘nzíje a lò paíje.

LU CUCÚLE

Lu cucúle i prénne lu nunne da lu ciànte che i fate: “cu-cu”.

Le piúmbele de lu màchje i sunte quàse tutte grigge, ‘nghiòcche u piétte é devànne i sunte grigge, biànce ‘nghiòcche a la trippe é scure a la cuà.

Le fummèlle i tenúnte le piúmbele russàstre.

I tinte le rampe chiérte, le scélle lunge é fine é la cuà lunge.

I minge móce, vèrme é taràntele.

Gli-éste a tutte le banne, avóje se le piàte lò bóue, mé de tutte selló andó a-gn-à ‘na muórre de lisse é parícchje piànte peccerélle.

Lu cunte mé curiàue de lu cucúle a-étte che i fate lòs íje denghjé lò nitte de lòs ate scéje, accussí che lu pettí de lu cucúle, ‘na vàje caccjà lò pettí de lu nitte, i vinte crescí de la mare ch’é pa la sjà.

LU CUÓRVE

Lu cuórve gli-é pa ‘na muórre róue é le piúmbele i sunte quàse tutte nàjere ó grigge, sellé de le uànce, de lu cuzzètte é de lu cóue i sunte grigge chiàre ó grigge cumme l’argénne.

Lòs íje i sunte biànche-giàlle ó biànche-argénne.

I minge le móce, lò vèrme, le semménze, la munnésse, lòs íje é lò pecciunílle.

Gli-éste denghjé lò bóue, terrínne semenà, mezzàne é avóje denghjé u paíje.

LU FACCIADÒME

Lu facciadòme a-étte ‘n’iscéje che gli-é pa ‘na muórre róue. I sàglje de néje, le fummèlle i sunte mé róse de lò màchje é i tenúnte avóje le piúmbele de ‘n’ata maniére: lu piétte, che gli-é tuttuàje biànche, a le fummèlle gli-é screzzejà de nàje, la schéne gli-étte marrò dò le màcchje. Accussí la fummèlle i paràje mé bèlle de lu màchje.

I minge lò ra, le rennúglje, le móce é le tòppanàre.

Lu facciadòme se tróue u miéce a la campàgne é i caccejàje deccànte a lò bóue.

Se disce che lu facciadòme i pòrde sventúre é uàje.

LU FALEGUNÈTTE

Lu falegunètte i tinte le piúmbele nàjere-blu dò le strissce grigge é nàjere a la puènne de le scélle é de la cuà.

Lu cartíje de dessò i tinte le strissce marrò scure ó nàjere.

La cuà, de la stéssa culàue, gli-étte lunge, fine é dò la puènna rettúnne, de culàue nàje dò ‘na strísscja biànce.

La téte gli-é nàjere, ‘nganne é u cóue le piúmbele i sunte biànce.

Lu falgunètte i minge lò scéje, peccerílle é róue, che i caccejàje vulànne vulànne.

I vóle a tutte le banne, ‘nghiòcche a mezzàne, bóue é a lòcche deccànne a l’éje.

LU ZI PIÉTRE

A-étte ‘n’iscéje ‘na muórre peccerílle.

Lu màchje i tinte le piúmbele de culàue nàje dessò lu bècche é ‘nganne é tuórne tuórne u cóue i sunte biànche, a un cartíje é ‘nate de lu cóue é a le scélle i tinte de le strissce biànce, lu piétte gli-é russe.

La fummèlle i tinte le piúmbele de lu cuórpe de culàue marrò.

I minge móce, taràntele é vèrme che i scautejàje pe ‘ntère.

I campe denghjé lò terrínne dò lòs àrbele ba, lò terrínne abbandunà é sellò semenà.

LU CARDÍLLE

I prénne sti nunne pettócche i minge la semménze de lu ciardúnne. I minge avóje lòs àcene de gerasóle, le semménze de ceqquàjere é de le cecacéste.

Se requanàje súbbete pettócche i tinte ‘na màschera russe ‘nfacce é pettócche ‘nghiòcche le scélle i tinte ‘na strísscja giàlle.

Le piúmbele i sunte biànce ‘nghiòcche a le uànce, nàjere ‘nghiòcche u cuzzètte é ‘nghiòcche a le scélle, marrò ‘nghiòcche le schéne.

Gli-éste denghjé lò giardínne, andó a-gn-ante lòs àrbele de frutte, lò terrínne semenà é le mezzàne.

I tinte un ciànte ‘na muórre béje é se puótte ‘mparà a fa avóje lu ciànte de lòs ate scéje.

LU NÍGLJE

Lu níglje a-étte ‘n’iscéje che i tinte le piúmbele marrò dò le puènne russàstre é dò le strissce mé scure u cartíje de dessò, la téte gli-é biànce é dò le strissce, la cuà gli-étte russàstre dò la puènne cumme la fuórce é ‘na muórre large, accussí i ressàglje a vulà mé bunne.

I minge lòs anemà peccerílle, lò scéje é cache pesciúnne, ciàche tanne avóje lòs anemà mòre.

I campe denghjé lò bóue dò lòs àrbele dò le fòglje large, le mezzàne, lò terrínne semenà é andó a-gn-ante le piànte base.

Lu Pecciúnne

Lu pecciúnne i tinte le piúmbele grigge-blu ‘nghiòcche la téte é u piétte, che i paresciúnte vérde ‘nghiòcche u cóue.

Le scélle i sunte grigge u cartíje de ‘nghiòcche dò ‘na strísscja nàjere é mé chiàre u cartíje de dessò.

Lòs íje i sunte aranciúnne, cache vàje attuórne biànche, le rampe i sunte russàstre.

I minge lò vèrme, lò frutte, le semménze de le piànte, le ràdeche é cache vàje lòs anemà peccerílle.

Gli-éste denghjé lò paíje, andó a-gn-ante chiazzètte é munemménne.

Lu Petraróle

Màchje é fummèlle de lu petraróle i tenúnte pa le piúmbele de la stéssa culàue. Lò màchje i tenúnte la téte é la schéne de culàue grigge cumme la sindre, lu sópraccíglje biànche é ‘nghiòcche le uànce le piúmbele i sunte nàjere, lu piétte i tinte le piúmbele marrò, aranciúnne, biànce é la cuà gli-é biànce.

La fummèlle gli-é marrò chiàre, i tinte lu sópraccíglje giàlle é la cuà de culàue biànche.

I minge tutte ciuóse: vèrme, móce é frutte.

Le piasciúnte lò lòcche andó a-gn-à pa umedettà é andó a-gn-ante pa ‘na muórre des àrbele, ma se puótte adattà avóje a lò bóue, a le pianà é andó a-gn-à lu rappílle.

La Rennèlle

La rennèlle gli-é de culàue nàje u cartíje de ‘nghiòcche é u cartíje de dessò biànche.

I ‘ngappe le móce vulànne vulànne é i-avettàje lòs anemà che i puagnúnte cumme le savíglje é le vépe.

I minge avóje lò frutte é le piànte.

Gli-éste deccànte a lò uallúnne, a lò lae, a le mezzàne, a lò bóue é spisse se férme denghjé lò terrínne semmenà é a lò paíje.

Lu Resscegnuóle

Lu resscegnuóle gli-é parénne a lu passariélle.

I tinte ‘na culàua marrò chiàre dò cache piúmbela vérde ‘nghiòcche la trippe, marrò ‘nghiòcche la schéne é la cuà russe.

I minge sule vèrme, móce é a l’abbijàte de la vernàte i minge lò frutte de le piànte.

A-étte ‘n’iscéje che de vernàte s’i vate pe tuurnà la premavére.

Le piasciúnte lò bóue.

Gli-é quanescí pe lu ciànte sinne che a-étte lu mé béje, lu mé àute é lu mé ‘ntunà.

Lu Passariélle

Lu passariélle gli-é ‘na muórre peccerílle é i tinte un cuórpe delecà.

Lu màchje i tinte le piúmbele blu scure, dò le scélle é la cuà ancóre mé scure, la fummèlle gli-é marrò dò cache piúmbele blu ‘nghiòcche la schéne.

I tinte ‘na cuà ‘na muórre lunge, le scélle peccerélle é squadrà, lu bècche a fuórme de ‘nginne, le rampe lunge é gli-étte ‘na muórre svélte a cuórre é a vulà.

I minge móce, taràntele, vèrme peccerílle é frutte de campàgne.

Gli-éste andò a-gn-ante míje de piére, tòppe dò nu ‘na muórre de piànte é deccànte a lò uallúnne ma spisse se férme ‘nghjé lò paíje ‘nghiòcche le cemenére é lò campanà.

Gli-éste quàse tuttuàje da sule, pessú spisse lu chiammúnte l’iscéje sulatàrje.

La Teragnóle

La teragnóle gli-é parénne a lu passariélle.

I tinte le piúmbele marrò dò le strissce nàjere u cartíje de devànne é mé chiàre u cartíje de derríje, la cuà gli-é biànce.

I minge semménze de piànte, piantarèlle é móce.

Se tróue é lòcche stuppagliàue, terrínne semenà, mezzàne é pianà.

Lu cunte curiàue de sti scéje a-étte che s’appóse màje ‘nghiòcche lòs àrbele ma ‘nghiòcche le piére, lò muragliúnne é le piànte base.

Lu Teretílle

Lu teretílle gli-é parénne a lu passariélle.

I tinte lu bècche a fuórme de ‘nginne, lu cuórpe chiére é fattízze, la cuà verijà u cartíje de ‘nghiòcche.

Le piúmbele i sunte de culàue marrò-russàstre é le scélle é lò fiànche i tenúnte le strissce mé scure.

I minge móce, vèrme é de vernàte avóje cache frutte.

Gli-éste é lòcche ‘na muórre úmede é a lò macchiúnne andó se trattínne pe tutte la vite.

Gli-é ‘na muórre svélte mé de tutte decchírre i vóle.

Lu Tòzzelaciérre

Lu tòzzelaciérre i-appartínne a lò scéje che i fante lò caúte denghjé lòs àrbele dò lu bècche.

I tinte le piúmbele vérde u cartíje de ‘nghiòcche, lu cóue, le uànce é la trippe i sunte biànce.

La téte gli-é russe, da lu bècche ‘nzíje a lu cuzzètte.

La cuà gli-é pa ‘na muórre lunge é i gli-é crevère de piúmbele nàjere é ‘na ziche vérde. Lu bècche gli-é dràje, férme é a puènne, a fuórme de scarpiélle (accussí i puótte denà ‘nghiòcche la scòrge de lòs àrbele), la lénna lunge pe ‘ngappà le móce é lò vèrme dessò la scòrge de lòs àrbele.

I minge avóje le semménze é lò frutte.

Gli-éste denghjé lò bóue de muntàgne é avóje selló mé ba.